Luogo fuori dal comune raccontato prevalentemente per luoghi comuni, la Costiera Amalfitana mette in serissimo imbarazzo chiunque voglia descriverla in maniera originale, senza cadere nel "già detto" o "già scritto".
E quindi, non si può dribblare l'introduzione più banale, che fa obbligatoriamente perno sulla straordinaria bellezza dei posti.
Promontori, fiordi, calette, grotte, panorami mozzafiato: l'approccio alla Divina può essere solo ed esclusivamente estetico, di godimento assoluto. E però, di fronte a questa "terra di là del mare, dove s'incontrano l'onde colle montagne" (Longfellow), una delle prime tentazioni che aggredisce il visitatore è quella dell'ascesi mistica.
Se c'è un posto al mondo dove viene facile far risalire la creazione ad un'unica Intelligenza e Creatività, questo posto è la Costa d'Amalfi.
In realtà, questo minuscolo lembo del territorio salernitano rappresenta la somma di tante specificità che convivono armoniosamente tra loro, in una simbiosi quasi sovrannaturale che fonde suggestioni paesaggistiche e testimonianze d'arte, storia, cultura e civiltà.
Siamo di fronte al trionfo della biodiversità, nell'accezione più ampia del termine: qui ogni metro quadro è baciato dalla tipicità. Discorso che vale tanto per il caratteristico limone, lo "sfusato" amalfitano, quanto per i prodotti dell'artigianato locale, in primis la ceramica artistica di Vietri sul Mare.
Gli echi di assoluto che promanano da tutte queste "unicità" rappresentano il vero mistero, da secoli invano indagato, della Costa d'Amalfi. Di certo non sono sufficienti il sole, il mare e i paesaggi incantevoli a rappresentare compiutamente l'anima del territorio.
Forse l'arché, il principio di tutte le cose, va rintracciato nel "genius loci": Amalfi, Positano, Praiano, Minori, Maiori, senza dimenticare gli altri piccoli centri, non sarebbero mai riuscite a scatenare tante suggestioni se, nel corso dei secoli, la mano dell'uomo non fosse stata tanto ispirata nel plasmare rispettosamente il territorio secondo canoni estetici universali, e universalmente riconosciuti e condivisi. Non si spiegherebbero altrimenti, d'altronde, le belle pagine che sensibilità artistiche diverse, e di differenti culture, hanno dedicato alla Costa d'Amalfi: da Ibsen a Steinbeck, da Boccaccio a Fubini, a Gregorovius.
Volendo pagare dazio a un luogo comune, si può dire che la Costiera è un "porto franco dello spirito", intendendo con ciò un posto dove le tensioni del mondo si stemperano, si annullano, e l'uomo è solo di fronte al mistero della sua natura, esaltata da tanto splendore.
Trentasette chilometri di costa, direzione sud-nord, dalle porte di Salerno alla penisola sorrentina: in alto lungo il nastro di asfalto, o in basso scivolando sull'acqua ai piedi di quei giganti di roccia, dietro ogni curva si cela una nuova meraviglia, qui tutto è patrimonio dell'umanità.