Posta più o meno al centro dell'omonimo golfo, che con felicissima espressione il grande poeta Alfonso Gatto, salernitano purosangue, definì "lunato", l'attuale Salerno costituisce il risultato di una strabiliante stratificazione storica, artistica, architettonica, urbanistica.
La città ha origini molto antiche e vanta ascendenze nobilissime. Le testimonianze più datate del primo nucleo abitato risalgono al 194 a.C., quando ai piedi del Castrum Salerni, eretto sul monte Bonadies, sorse una colonia romana, raccolta intorno a un asse viario (decumano superiore) che andava dalla Porta di Ronca ad ovest alla Porta Rotese ad est: l'odierna via Tasso, poco al di sopra di Piazza Abate Conforti, dove fu stabilito il foro.
Sotto Costantino, Salerno divenne sede principale della provincia di Lucania et Brutium. In seguito, venne conquistata dai barbari sei volte in poco più di cento anni, mentre il clero assumeva sempre più influenza nella vita sociale e politica cittadina.
Tra il VII e l'VIII secolo Salerno, città di ricchi mercanti, viene conquistata due volte dai Longobardi: nel 646 e nel 759. Nasce il Principato di Salerno, con al vertice Arechi II, che stabilisce la propria residenza nell'imponente Castello che sorge a monte del nucleo antico, su un vasto terrazzamento da cui si domina la veduta dell'intero golfo.
Ma il massimo dello splendore Salerno lo raggiunge durante il periodo normanno. Nel 1076 Roberto il Guiscardo la proclama capitale di tutti i suoi domini in Italia: la città diventa più ricca di Roma e ospita il più importante centro di studi medici in Europa, la Schola Medica Salernitana, punto d'incontro e di fusione tra l'antica tradizione medica orientale e le ardite sperimentazioni di un gruppo di scienziati capeggiati da Matteo Silvatico.
La città si ingrandisce, viene realizzato il Duomo, dedicato al culto dell'Evangelista Matteo, e un nuovo Castello entro il perimetro del centro cittadino, detto di Terracena. Durante il periodo del Monachesimo, barbari e latini cominciano a fondersi, mentre i grandi signori della Chiesa concentrano nelle proprie mani immense proprietà fondiarie: è il periodo in cui vengono realizzati numerosi monasteri e complessi conventuali.
In epoca rinascimentale, Salerno perde la sua funzione di capitale e imbocca il tunnel della decadenza, acuita dallo scarso interesse che gli Aragonesi mostrano per la città. Un tunnel dal quale la città emerge a fatica solo sotto i Principi Sanseverino, ripiombandovi però tra Sei e Settecento, sotto gli spagnoli, che concentrano i loro interessi sulla capitale del Regno, Napoli. La decadenza politica e lo scarso dibattito culturale, che impoveriscono il tessuto storico, artistico e architettonico cittadino, durano fino all'Unità d'Italia.
In epoca liberale la città, che anche durante i secoli bui della decadenza ha comunque conservato il proprio primato nel campo degli studi medici, rifiorisce. Il simbolo del rinascimento è il Teatro Verdi. Il Fascismo, invece, monumentalizza il fronte di mare: sorgono il Palazzo di Città, quello delle Poste, quello di Giustizia.
Dopo la caduta di Mussolini e la stipula dell'armistizio, Salerno, che viene subito sottratta dagli Alleati all'occupazione tedesca, è per otto mesi, da ottobre del 1943 a giugno del 1944, la prima Capitale dell'Italia liberata. In città si insediò l'11 febbraio del 1944 il primo Governo di Unità nazionale, presieduto da Ivanoe Bonomi.
Nei principali palazzi del potere salernitano s'insediarono i vari ministeri coordinati dal Municipio, all'interno del quale ebbero sede la Presidenza del Consiglio, il ministero dell'Interno e il ministero dell'Educazione nazionale.
Il Re Vittorio Emanuele III venne ospitato a Villa Guariglia, a Raito di Vietri sul Mare, e poi a Ravello. La prima riunione del Governo Badoglio si era tenuta il 10 ottobre del 1943 nel Salone dei Marmi, al secondo piano del Palazzo di Città.